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Fame d’amore: la dipendenza affettiva

Una vecchia barzelletta racconta che un uomo miope aveva perso le chiavi di casa e, a notte fonda, le stava cercando sotto la luce di un lampione. Arriva un passante e, offrendosi di aiutarlo, gli chiede: “È sicuro di averle perse qui?”. E lui risponde: “No, ma qui c’è luce”.
Jill, come l’uomo della storiella, stava cercando quello che aveva perduto, non dove c’era qualche speranza di trovarlo ma, essendo una donna che amava troppo, dove per lei era più facile guardare
” – Donne che amano troppo – Robin Norwood


Non è semplice dare una definizione del concetto di dipendenza affettiva in quanto, in sé, la dipendenza nelle relazioni è assolutamente normale. Come il bambino durante la fase simbiotica è completamente dipendente dalle cure e dall’affetto della madre, anche in età adulta, durante l’innamoramento, sperimentiamo uno stato fusionale con il partner. Un sentimento di unità e indifferenziazione che abbatte i confini con l’altro, creando l’illusione di un partner speciale e perfetto, un compagno ideale che sarà capace di leccare le nostre ferite e riparare i dolori del passato.

Rifugiarsi nella relazione è di certo piacevole fintanto che il bisogno di cura non si configuri in una risposta rigida e ripetitiva, attraverso un’attribuzione di importanza eccessiva verso l’altro tale da sopprimere i propri bisogni personali.

La dipendenza affettiva è una distorsione relazionale della rappresentazione di sé e dell’altro e uno squilibrio della risposta affettiva nell’area dell’intimità. In tal senso, la relazione è costellata da forme di rigidità relazionale e di controllo sulla relazione come aspettative, reazioni, atteggiamenti e condotte che tendono a ripetersi in modo stereotipato, privando di autenticità e spontaneità la relazione stessa.

Se vuoi che io ti voglia bene devi prima prenderti cura di me

Spesso è possibile rintracciare nella storia evolutiva di chi vive una dipendenza affettiva, un’infanzia contrassegnata dall’autosacrificio e dalla negazione di sé, intesi come moneta di scambio per ricevere attenzione e considerazione dalle figure di riferimento. Per assicurarsi l’amore del genitore ha dovuto rinunciare a molti aspetti del proprio sé: bisogni, attitudini, scelte, desideri. Si rintraccia usualmente in queste storie la presenza di madri depresse o di genitori generalmente problematici, loro stessi necessitanti di attenzioni da parte dei loro figli. Bambini diventati precocemente dei “piccoli adulti” che hanno raramente sperimentato la gioia di un contenimento affettivo completamente rassicurante, e hanno appreso rapidamente la modalità del controllo. Apparentemente molto sicuri, stabili e responsabili, celano dietro la corazza un’infanzia ferita, negata e deprivata.

Nell’adulto è sempre il cuore del bambino quello che ama (Lowen, 1988)

La forma passivo-dipendente

Ti amo perché ho bisogno di te

In questa forma di dipendenza affettiva vi è la ricerca ad ogni costo di un apporto esterno di cui il soggetto ha bisogno per il proprio equilibrio e che non riesce a rintracciare a livello delle sue risorse interne (Lingiardi, 2005). L’altro diventa il “regolatore unico del sé” ed è necessario per sedare l’angoscia, mantenere l’autostima e la coesione del senso di sè: tutte le emozioni forti confluiscono sul partner.

La più grande paura è la perdita della persona amata e, in virtù dell’incapacità di sostenere una separazione, la persona dipendente si rende disponibile ad accettare ricatti, maltrattamenti ed umiliazioni, pur di mantenere il legame. Facendo ciò, in minor o maggior misura, si allontana da quelli che sono i propri bisogni e l’ascolto di sé diventa via via sempre più flebile, fino al totale disconoscimento del proprio volere e bisogno più autentico.

Nelle relazioni di coppia, una persona con caratteristiche di questo tipo si lascerà facilmente avvicinare da un narcisista, un sadico o uno psicopatico. Queste sono personalità altamente seduttive che attraggono profondamente il dipendente grazie all’apparente stile di indipendenza che incarnano. Purtroppo, dopo le prime fasi di innamoramento, di fronte alle richieste del partner dipendente iniziano a tirarsi indietro, non essendo capaci di provare una vera e propria empatia. Il loro desiderio sta nel fatto di essere ammirati senza riuscire realmente a concedersi alla relazione. Ed è qui che iniziano a ritirarsi e a diventare emotivamente evitanti, mentre le richieste del partner diventano sempre più pressanti, oscillando tra dedizione esasperata e protesta impotente.

La codipendenza

Grazie al mio amore un giorno guarirai

La persona codipendente si lega a colui che si trova in stato di bisogno e che necessita di aiuto. L’osservazione del pattern di codipendenza nasce dalle esperienze dei gruppi di aiuto delle mogli di uomini affetti da alcolismo: i tentativi di controllo esasperato, la sensazione di malessere, gli sforzi per riparare le conseguenze dannose, il senso di colpa e il fallimento.
Ad oggi è possibile osservare la codipendenza in una moltitudine di condizioni, laddove esista una patologia fisica o mentale come una forma depressiva, un disturbi psicotico, un disturbo di personalità, e soprattutto l’illusione salvifica che prima o poi l’altro guarirà grazie al proprio intervento.

Nonostante i fallimenti ripetuti, la delusione delle aspettative, le bugie o le promesse non mantenute, la speranza del cambiamento continuamente disattesa, nella persona codipendente, presto o tardi, tornerà la propensione a riprovarci, a ricominciare da capo.

Il codipendente, essendo a tutti gli effetti un dipendente affettivo, ha estrema paura dell’abbandono e della separazione da parte del partner e ne è fortemente condizionato, diventando dedito e dedicandosi all’abnegazione di sé in favore delle richieste del partner.

La contro-dipendenza

Non ti amo e non ho bisogno di te

La persona contro-dipendente tenta di risolvere la propria paura del rifiuto e dell’abbandono evitando il legame affettivo.

Si tratta di soggetti con un attaccamento alle figure primarie di tipo insicuro-evitante, dove il bambino ha sperimentato poca o nulla affidabilità e costanza delle figure genitoriali. E’ stato un bambino spesso rifiutato e non considerato nei suoi bisogni. Un bambino che ha imparato ad affidarsi a se stesso estinguendo attivamente il bisogno di amare e di essere amato. Al fine di mantenere l’equilibrio ed evitare la sofferenza, ha sviluppato il distacco emotivo attraverso la costruzione di un sé basato su un’immagine irreale, incentrata sulla negazione del sé reale.

Il contro-dipendente tratta i propri bisogni di dipendenza attraverso la negazione, lasciandoli in realtà insoddisfatti e inespressi. Sono sentimenti sepolti insieme al terrore dell’abbandono e che riemergono all’affacciarsi di un potenziale legame affettivo che vada a turbare l’equilibrio costruito sulla corazza di una perfetta indipendenza, desiderata solitudine e autoreferenzialità.

Lavorare sulla dipendenza affettiva è possibile, recuperando un maggior contatto con il senso di sé e l’ascolto dei propri bisogni.
Se ti sei riconosciuto in alcuni dei pensieri o comportamenti trattati nell’articolo contattami per avere maggiori informazioni o per fissare un colloquio conoscitivo.

Bibliografia
Borgioni, M. (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Roma, Alpes Editore.
Lingiardi V. (2005), Personalità dipendente e dipendenza relazionale. In “Le dipendenze patologiche” a cura di Caretti V. e La Barbera D., Raffaello Cortina Editore, Milano.
Lowen A. (1988), Amore sesso e cuore. Tr. It. Astrolabio, Roma 1989.
Norwood R. (1985), Donne che amano troppo, Feltrinelli Editore, Milano.

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